Biografia

Alberta Bigagli nasce a Sesto Fiorentino il 3 aprile 1928, da Roberto, in un villino di via Mazzini al numero 18 e da Ebe Matucci. Sua madre è malata e non può allattarla, così Alberta è affidata via via a tre balie, di cui solo l’ultima la nutre a dovere. All’età di tre anni è vittima di un incidente stradale: viene investita da una motocicletta e ricoverata in ospedale ci rimane per due settimane, in coma e con un femore fratturato. Suo padre è barbiere e ha un negozio, con lui Alberta impara a fantasticare e ad amare la natura, nonché a leggere e scrivere anche i numeri. Quando comincia la scuola Alberta è già pronta. Negli anni del fascismo, come figlia della lupa e poi da giovane italiana veste la divisa, ma ha un forte senso di ribellione per le regole imposte dal regime. Per lei comunque l’importante è andare a scuola. Così come è importante cercare e stare insieme ai suoi coetanei. La famiglia è povera, e il padre che non nasconde la sua anarchia e il suo viscerale antifascismo, vede allontanarsi i clienti. Ha nove anni quando con i suoi si trasferisce a Firenze, dove poi abiterà per sempre, cambiando più volte casa. Dopo le elementari va a scuola dalle suore Leopoldine in piazza Santa Maria Novella. La guerra e il dopo guerra sono per la famiglia anni molto difficili. Durante quel periodo comincia a interessarsi di politica. Fa vari lavori prima di essere assunta definitivamente alla TE.TI. come centralinista. Intanto scrive in prosa e in poesia. Inizia a frequentare l’ambiente artistico-letterario e incontra Italo Ruggero Muci il suo grande amore, un musicista di famiglia nobile, sognatore e molto irrequieto. Vanno a vivere insieme e hanno amicizie importanti del mondo culturale. Alberta scrive per alcune riviste e riceve premi. Nel 1959 muore la madre con la quale il rapporto è sempre stato conflittuale. Dopo cinque anni di convivenza il suo compagno parte per il Sudamerica. Alberta non lo segue e dopo un po’ di tempo, con una lettera, pone fine a questo legame. Fa la conoscenza, per lei preziosa, del poeta Carlo Betocchi che nutre per lei amicizia e stima e, dopo molti anni l’aiuta a pubblicare il suo primo libro, L’ amore e altro, nel 1975. Intensifica la sua partecipazione a manifestazioni artistiche e letterarie. Viene attratta dagli incontri che Padre Ernesto Balducci tiene in via San Gallo. Svolge attività sindacale alla Sip (ex TE.TI.) ma rifiuta un importante ruolo che la porterebbe a vivere stabilmente a Roma. Alberta vuole scrivere studiare e rimanere con il padre. Vanno ad abitare in un vecchio palazzo di via Ghibellina, zona Santa Croce, “una casa scomoda” ma fonte di ispirazione per la sua collocazione fra i tetti della città. In quella casa rimane per più di cinquanta anni, fino alla morte. Il suo interesse per la psichiatria la porta come volontaria a San Salvi, dove avvia una ricerca poetica, sull’uomo in quanto tale, che lei chiama “Linguaggio Espressivo”, nello specifico dà vita, del tutto spontaneamente, ad un metodo che definisce “Tu parli io scrivo”. Il concetto di base è “Diciamoci le cose che a miliardi ci passano dentro”. Alberta perde anche il padre nel 1968. Intanto si diploma in modo da potersi iscrivere all’Università di Firenze, in psicopedagogia, e a San Salvi svolge il tirocinio per la tesi di laurea. Intensifica gli incontri di gruppo di Linguaggio Espressivo che tiene in casa, talvolta anche con persone singole. Nell’ 82 si laurea e pochi anni dopo cessa il lavoro. La laurea le serve per formarsi gli strumenti per rapportarsi con soggetti “difficili”. Svolge la sua ricerca in istituzioni pubbliche che si interessano di emarginati e situazioni critiche, nelle scuole e in associazioni private fra e con persone dai livelli culturali i più diversi. La frequentazione di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti, delle edizioni “Gazebo”, l’aiuta ad affinare la sua poetica. Intanto conosce Franco Manescalchi ed è socia fondatrice dell’associazione “Novecento – Libera cattedra di poesia”. È cofondatrice del “Perseo – Centro artivisive” con Federico Napoli e Lucia Bruni e del “Circolo Letterario Semmelweis” con Angelo Australi. Nel 2005 dà vita, insieme a Fiorella Falteri, alla rivista “Voce viva” – viaggio di Alberta Bigagli nei sentieri nascosti del linguaggio espressivo, un semestrale che nelle sue rubriche riporta i testi delle voci che Alberta ha raccolto negli anni della ricerca e che fanno parte del suo archivio. In questa occasione il suo nome viene inserito nell’elenco speciale annesso all’ “Ordine dei giornalisti”. La rivista ha lettori in tutta Italia e ha una durata di undici anni. Sempre nel 2005 Alberta si ammala di cancro, che supera dopo essersi curata per quasi due anni. Personaggi di un suo libro diventano protagonisti di una pièce teatrale. Nel 2007 nasce l’associazione “Abbì – Psicologia e parola poetica”, come naturale sviluppo della sua ricerca. Nel 2008 Alberta viene festeggiata per gli ottanta anni in Palazzo Vecchio nel Salone dei Dugento, con un convegno sulla sua poesia. Nel 2010 è invitata al “Parma Poesia Festival”, in quello stesso periodo viene realizzato, da Valerio Nardoni, un video dove Alberta si racconta. Continua la sua ricerca con i detenuti del carcere di Prato e ancora con scuole, e associazioni. Nell’ottobre del 2015 è colpita da un ictus che la rende afasica, reagisce in maniera eccezionale fino a parlare nuovamente, pur con difficoltà. Frequenta l’associazione A.A.T. che si occupa del dopo ictus. Nel 2016 viene edito il suo ultimo libro di poesia Rondini corvi e piccioni. In questo momento di fragilità però c’è una recidiva del cancro, stavolta non più curabile. Alberta muore sabato 5 agosto 2017. Secondo la sua volontà viene commemorata con una cerimonia laica. Viene sepolta nel cimitero fiorentino di Soffiano. Nasce il “Trust Alberta Bigagli onlus”, creato dagli amici con lo scopo di prendersi cura del suo archivio e della sua memoria.